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Eugenio Scigliano racconta la sua "Giselle"

in scena alla Versiliana il 19 luglio

Di Valentina Bonelli 15/07/2014
Eugenio Scigliano racconta la sua "Giselle"
Eugenio Scigliano racconta la sua "Giselle"

Coreografo tra i più interessanti della scena italiana, Eugenio Scigliano ha firmato con Giselle per il Junior Balletto di Toscana un piccolo gioiello, insignito quest’anno del premio Danza&Danza, quale miglior produzione italiana. È lo stesso autore a parlarci del balletto che, dopo il debutto dello scorso autunno al Teatro Comunale di Vicenza e un lungo tour stagionale, sabato 19 luglio fa tappa al festival “La Versiliana” di Marina di Pietrasanta (LU).

Com’è nata questa creazione?

“L’esigenza era creare un balletto per un ensemble di giovani allievi, di età tra i 16 e i 18 anni, qual è lo Junior Balletto di Toscana, di cui sono anche maître de ballet. Ogni anno allestiamo una nuova produzione, pensata proprio per mettere in risalto le caratteristiche di una compagnia giovanile. Su spunto della direttrice, Cristina Bozzolini, questa stagione ho scelto di mettere in scena una nuova versione di Giselle, balletto del repertorio tra i miei preferiti, che conosco bene e ho danzato, considerando anche il fascino che i titoli classici continuano ad esercitare sul pubblico.”

Della sinossi e dell’ambientazione originale cosa ha conservato e cosa invece ha cambiato?

“Arduo è in effetti accostarsi ad un balletto perfetto qual è Giselle. In primo luogo ho mantenuto la musica di Adam, pur operandovi tagli e spostamenti di sequenze, e dunque ho conservato l’ambientazione ottocentesca, trasferendola però in un periodo  successivo e in un altro paese, che potremmo individuare nell’Inghilterra vittoriana. Questa scelta risponde a mie predilezioni letterarie di sempre, ovvero il romanzo inglese dalle atmosfere gotico-romantiche. Anche il cinema mi ha ispirato: in particolare il film Picnic ad Hanging Rock.”

Dunque come riassumerebbe la sua sinossi, comparandola all’originale?

“In un collegio la giovane Giselle si innamora del suo Professore, il quale, benché fidanzato con l’Istitutrice, si abbandona a un pericoloso gioco di seduzione con l’allieva, spinta tra le sue braccia dalle compagne. Scoperto l’inganno la protagonista non regge alla vergogna e si toglie la vita, impiccandosi. Nella seconda parte il senso di colpa che attanaglia il Professore si riflette in un doloroso incubo, in cui gli appaiono Giselle e tutte le altre allieve immaginate morte, che lo lasceranno alla fine disperato e solo.”

Che cifra coreografica ha scelto per la sua rilettura?

“Difficile anche questo, pensando a riletture-capolavoro di Giselle come quella di Mats Ek. Ho voluto un movimento fluido, naturale (anche se tale non è, nascendo dal rigore della preparazione) in cui la bravura si mostrasse non nel virtuosismo della tecnica, ma in qualcosa che viene dall’interiorità degli interpreti.”

Gli allievi come hanno risposto? E i protagonisti?

“Con la passione della giovinezza, alla quale hanno unito capacità tecniche e talento interpretativo. Si distinguono per sensibilità i protagonisti, che voglio citare: Laura Massetti è Giselle, Mirko De Campi il Professore, Giovanna Pagone l’Istitutrice. Tutti hanno contribuito al successo di pubblico e di critica di questa produzione, della quale sono molto felice.”

 

 

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