Il Mito, un nuovo Museo e immersione tecnologica: il Festival dei Due Mondi
27/05/2024SPOLETO Sono più di 60 spettacoli in 17 giorni: il Festival dei Due Mondi, dal 28 giugno al 14 luglio 2024, occupa il bellissimo borgo umbro con opera, musica, danza e teatro, performance e installazioni. Il manifesto dell'edizione 67 porta la firma di Chiara Camoni, una delle artiste di maggior rilievo italiane, la cui pratica di recupero di materiali naturali per le opere da lei realizzate diviene il potente simulacro Burning Sister composto rami, fiori, foglie, alghe e semi raccolti su un'isola greca. Un poster di grande impatto, un monito di tutti i disastri di oggi, bello e terribile. Il Festival le dedica una personale.
Sul pogramma è la direttrice artistica Monique Veaute a raccontare di voler proseguire il percorso tracciato negli ultimi anni all’insegna del dialogo interdisciplinare, mettendo il pubblico di fronte a stimoli sempre nuovi grazie alla creatività dei migliori artisti della scena contemporanea. E spiega: "È il mito a guidare la riflessione di questa edizione, come espressione del complesso rapporto tra gli individui e la società, elemento fondante della civiltà occidentale".
L'atemporalità del mito porta anche nella direzione del recupero del passato nel progetto di un Museo del festival per il recupero del patrimonio dove sono già stati raccolti oltre 3800 costumi, locandine e manifesti dagli anni '60 al 2000. Con l'idea di tenere aperto tutto l'anno insieme alla storica Casa Menotti. Da qui anche l'idea di un nuovo progetto in collaborazione con la Fondazione Carla Fendi, da anni sostenitrice della manifestazione: la commissione al fotografo Luis Alberto Rodriguez e alla set designer Afra Zamara di opere d'arte nate dal recupero e trasformazione dei costumi d'archivio. Il progetto si intitola Legàmi e sarà visibile al ex battistero della Manna d'oro per tutta la durata del festival (ingresso libero).
Il mito proietta anche verso il futuro con Last Minute, l'installazione multimediale-performance di Andrien M & Claire B, un viaggio immersivo e sensoriale per tuttala famiglia in cui è possibile sperimentare la metamorfosi dal punti di vista di una particella (dal 28 al 14 luglio). La danza multiforme di Mehdi Kerkouche, neo direttore del CCN di Créteil è un Portrait in bianco e nero dei legami famigliari e dell'amore (29,30 giugno), mentre Yoann Bourgeois sull'elettronica di Hania Rani mette in disequilibrio i suoi danzatori circensi su una impotenne struttura-palcoscenico in Piazza Duono per sondare la gravità, la sospensione e la caduta (Memory of a fall, 6 luglio). Sono invece sospesi i danzatori della compagnia Il Posto di Wanda Moretti con la danza verticale in via Saffi (5-7 luglio) e a Palazzo Collicola (5 e 7 luglio) accompagnati dal sax e dal live electronics di Marco Castelli Small Ensemble.
Nel primo fine settimana di luglio anche il Principal dancer del Balletto di Stoccarda Friedemann Vogel con il suo nuovo progetto Die Seele am Faden, ispirato al Teatro delle marionette di Henrich von Kleist con l'artista visivo Thomas Lempertz traccia un parallelismo tra la marionetta e il danzatore, esplorando gli opposti, il naturale e l'innaturale (5-7 luglio).
In prima italiana anche l'ultima fatica di Wayne McGregor (12–14 luglio, Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti) per la sua compagnia. Deepstaria, un progetto che nasce sdoppiato tra Spoleto e Londra nel quale il coreografo britannico si confronta con le profondità marine e spaziali. Sul palcoscenico a Spoleto nove danzatori in carne ed ossa avvolti nel nero più nero che esiste ( set realizzato da Benjamin Males con il Vantablack, il materiale composto da nanotubi di carbonio) sono alle prese con la musica prodotta da Bronze AI, la piattaforma di composizione e arrangiamento ideata dal produttore musicale LEXX, in grado di ricomporre ed eseguire continuamente musica in tempo reale. In concomitanza dallo Studio Wayne McGregor in streaming il loro movimento, catturato con motion capture, diventa Deepstaria Immortal e si materializza in galleggianti meduse pulsanti realizzate da Tobias Gremmler, pioniere dei media digitali e della motion graphics.
Da vedere, perché in Italia per la prima volta Dimitri Chamblas con il suo takemehome (approfondimento in D&D n.313 nell'intervista a Marion Barbeau) un lavoro che riunisce un team di nove danzatori incontrati in diversi continenti, sul tema dell'assenza, dei fantasmi pedonali per le strade di Los Angeles. Nella penombra (illuminazione di Yves Godin) i danzatori circolano in diversi stati, si scambiano gesti, avvolti dalla colonna sonora live di chitarre elettriche, basso e vocalist. Cercano il modo comparire e scomparire, temporaneamente inghiottiti dall'oscurità (Teatro Romano 13 luglio).
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