Sonoro, acquatico, tropicale, a 40 gradi all’ombra: "Panoramic Banana"
17/01/2025
ROMA In Levare la Stagione Danza 2025 del Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita | Spellbound, continua allo Spazio Rossellini con un altro gigante della scena contemporanea: il coreografo e performer Michele Di Stefano, Leone d’Argento per la danza alla Biennale di Venezia 2014 e fondatore del gruppo mk, nato nel 2000 e oggi compagnia di punta della danza internazionale.
Venerdì 24 gennaio alle ore 20.30 allo Spazio Rossellini, Di Stefano presenta per la prima volta a Roma, dopo il debutto alla Triennale di Milano, Panoramic Banana, Album degli abitanti del nuovo mondo, l’ultima produzione in cui il coreografo rilancia il tema dell’altrove e del selvaggio da sempre centrale nella sua ricerca.
Qui di seguito la recensione del lavoro al debutto in Triennale:
Chi conosce Michele Di Stefano sa che non sono i nessi causali ad attrarlo nel concepire una coreografia. I suoi spettacoli, apparentemente privi di un filo, scaturiscono dall’incongruenza e restituiscono una sorta di precarietà allo spettatore. Farsi destabilizzare, abbandonandosi, è la chiave per comprenderli e coglierne pienamente la vibrante bellezza. Così dopo il superlativo Sierras creato per il CCN/Ballet de Lorraine, ecco il magnetico Panoramic Banana (debutto in Triennale Milano) per il suo gruppo mk, dove, nel ritornare al tema del viaggio indagato a più riprese negli anni, approda in un ‘altrove esotico’ stimolato dai brani di Feast, album cult degli anni Ottanta firmato The Creatures nel quale il duo britannico si immergeva nell’ exotica, restituendo, secondo il critico musicale Ned Raggett, “un’esperienza tropicale lussureggiante”. Un materiale sonoro di gioventù riascoltato in maturità con il sapore del ricordo e il desiderio di tradurlo in pensiero per i corpi permeato di istintiva freschezza e sensualità. Sebbene in Panoramic Banana si accenni ad azioni di forza e soprusi su una minoranza - la piccola tribù in tutine sgargianti aderenti e tatuate formata dai bravi Sabastiano Geronimo, Luciano Ariel Lanza, Flora Orciari, Laura Scarpini, Francesca Ugolini -, è la ricerca dell’approdo al selvaggio e all’ignoto a cementare la pièce. Tutto comincia con un concerto, vero, di una quindicina di minuti: Biagio Caravano, cofondatore di mk, performer e musicista, è di spalle al pubblico a gestire la sua strumentazione modulare elettronica con la quale re-impasta live l’album e lancia sullo schermo immagini campionate. Una sorta di slot machine di animali esotici, pistole e bombe a mano, loghi di grandi aziende del web, simboli del capitalismo occidentale che tutto impone, osservato da una creatura inerme sul pavimento non ben identificata, avvolta nel nero. Due mondi a confronto. Lo capiamo presto dall’entrata in scena della tribù con cui la creatura a terra si ricongiunge: con movimenti al rallentatore da allunaggio, avvolti in luci calde dai colori equatoriali (di Giulia Broggi) questi alieni rossi mostrano il loro ‘mondo altro’ con un florilegio di danze. In assolo, in gruppo, sparpagliati o raggruppati i corpi galleggiano, roteano con le braccia tese in avanti, sperimentano un catalogo di gesti e situazioni sorprendenti, che fanno persino sorridere. Un mondo di stranezze a cui neppure l’occidentalizzato uomo nero Caravano, deciso ad intervenire con il macete sulla tribù, riesce a fermare. Anzi, si troverà a ballare, conquistato per un attimo, da questo luogo da risignificare.
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